Scuola di Medicina e Scienze Infermieristiche di Pamplona, Spagna
Il mio percorso di tirocinio effettuato alla CUN presso l’unità di Medicina Palliativa è durato dal 5 al 23 marzo; un periodo piuttosto intenso e proficuo. Sin dall’inizio il clima mi ha accolta in tutta la sua varietà. Come ama dire il dott. Noguera, a Pamplona in una giornata ci sono quattro stagioni: la corrente atlantica e quella mediterranea si incontrano, quindi il clima è decisamente continentale, con pioggia giornaliera che si alterna ad un caldo sole mediterraneo, creando vento e cambi continui. Essendo marzo, ho avuto la fortuna di vedere la neve che si è sciolta in breve tempo (e di apprezzare l’efficienza del servizio di pulizia strade!). Un clima così variabile ha rispecchiato le mie emozioni, così diverse nell’arco del periodo di permanenza. Prima di partire ha prevalso un misto tra paura dell’ignoto, di ciò che avrei incontrato e di come sarei riuscita a superare le difficoltà durante il mio cammino, curiosità d’incontrare un altro modo di lavorare, un’altra lingua e un modo diverso di vivere.
Appena arrivata a Pamplona fin da subito mi sono messa alla prova, a partire da una visita all’ufficio della gendarmeria spagnola per un certificato, attraversando una città sconosciuta, chiedendo informazioni e camminando parecchio. Per Pamplona e in particolare per l’Università della Navarra (vedi immagine) passa proprio il Camino di Santiago e il mio tirocinio lo posso paragonare proprio ad un cammino. Il mio cammino, che mi ha permesso di conoscere persone che sono diventate una guida e che mi hanno affiancata, insegnandomi il loro modo di lavorare. Ho poi incontrato altre persone, i pazienti, che ho imparato ad ascoltare in un’altra lingua e l’ascolto attivo – inteso come il prestare tutta la mia attenzione – è stato importante al pari del silenzio e dell’osservazione di ogni particolare che mi potesse essere utile per leggere la situazione. Questo modo – peraltro simile al mio – ha le sue regole, i suoi riti e le sue consuetudini che mi hanno permesso di apprendere l’importanza del gruppo, della comunicazione, della ricerca, del mettere la persona ammalata al centro di ogni conversazione per dare la migliore assistenza possibile. Tutto nella mia esperienza ha ruotato in funzione della persona ammalata, in risposta ad una domanda: “Cosa può fare ognuno di noi per migliorare l’assistenza al paziente?”.
Durante il mio percorso ho avuto l’opportunità di partecipare a diversi corsi di formazione per infermieri sulle cure palliative e ad un corso sulla ricerca etnografica, tenuto dalla professoressa Carole Robinson, infermiera e ricercatrice dell’Università British of Columbia del Canada. Questa ultima esperienza, in particolare, mi ha stimolata ad un nuovo modo di pensare, a pormi sempre delle domande e a cercare risposte nella mia attività quotidiana di assistenza, a camminare tenendo aperti gli occhi. L’esperienza spagnola mi ha permesso d’incontrare l’altro, di comprendere che in un paese diverso la sofferenza è la medesima, il linguaggio non verbale è identico ed è questo aspetto ad essermi entrato più nel cuore. Il mio cammino finisce con questa riflessione, perché rimettendo in ordine i miei pensieri e scrivendoli ho potuto valorizzare e rivedere il percorso fatto. Grazie!
Testi di Giovanna D'Iapico
Foto di ©Giovanna D'Iapico
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